Natura, sacralità, arte: tutto questo è l’Eremo di Poggio Conte ad Ischia di Castro.
Ci troviamo nell’alto Lazio, quasi al confine con la Toscana. E attraversando la campagna si coglie il sapore della Maremma laziale, caratterizzata da ampi campi e lunghe strade poco trafficate… ideali da percorrere nelle stagioni più miti.
Trekking lungo il fiume Fiora
Prima di arrivare all’Eremo vero e proprio si attraversa la valle del fiume Fiora. Ci ccompagna lungo tutto il tragitto prima di addentrarci nel bosco e risalire verso l’Eremo.
Il fiume Fiora, che nasce dal Monte Amiata e sfocia a Montalto di Castro, scorre circondato da vegetazione e sassi di ogni forma e dimensione, levigati dall’acqua e dal tempo.
Le sue acque colgono le diverse sfumature del verde, fin a rendersi brillanti nelle giornate di sole. Un panorama che si coglie solo in pochi posti nella Tuscia, come per esempio la Valle del Mignone (Blera).
Camminando su questi ciottoli che ci si può accostare alla riva e fare una breve sosta per poi proseguire. Si tratta di un luogo molto frequentato per organizzare scampagnate o pic-nic.
La cascata dell’Eremo di Poggio Conte
Due massi a cono, che sembrano sospesi lasciando uno spazio di energia e apertura, sono lo spettacolo che si apre appena arriviamo.
La cascata è piccola, ma il luogo è suggestivo. Le panchine in legno intorno invitano a sedersi e godere di questo momento di pace e tranquillità nella natura incontaminata.
Sembra un luogo perfetto per una meditazione zen: tanti sassi sovrapposti che sfidano le leggi della fisica e ornano lo spazio intorno a noi. Lo Stone Balance è una disciplina mentale rivolta a porre in equilibrio pietre e massi di varie forme sfruttando solo la forza di gravità.
A destra una natura selvaggia e rigogliosa, tra rocce e acqua. Attraversiamo quindi i sentieri e i ponti in legno, fino ad arrivare ad un’altra piccola cascata e proseguire poi verso l’Eremo.
L’Eremo di Poggio Conte: salto nell’anno 1000
L’Eremo di Poggio Conte si trova in alto, e per arrivarci si devono salire pochi scalini (anche se piuttosto in pendenza) sostenuti da una ringhiera in legno. Si vede già dal basso, completamente scavato nel tufo.
Detto anche di San Colombano, l’Eremo risale al 1027. In quel periodo nacquero molti romitori rupestri, luoghi di culto e raccolta immersi nella natura. Luoghi scarni, ma che prevedevano diverse stanze e accessi.
In particolare, l’Eremo di Poggio Conte fu legato alla storia dei Cavalieri Templari ma anche ai monaci Cattolici. Visse dunque diverse “vite” in differenti periodi storici. Ne sono testimonianza anche gli affreschi ben visibili e colorati che si trovano sulla volta: simboli naturalistici, richiami sessuali, iconografie religiose popolano questo luogo dove sacro e profano si mescolano.
Nel 1694 furono trafugati alcuni affreschi del XIII secolo rappresentanti gli apostoli; per questo motivo i 6 affreschi restanti sono ora visibili al Museo Civico di Ischia di Castro.
L’Eremo è composto da due locali principali e la luce filtra solo dall’ingresso principale.
Il primo locale è un quadrilatero con una volta dove sono presenti componenti floreali; la volta è sorretta da quattro pilastri con capitelli cubici, di cui uno con il vertice verso il basso inciso che hanno fatto pensare all’ordine dei Templari. Il secondo ambiente presenta al centro i resti di un piccolo altare e tutto intorno ci sono delle sedute.
Se rivolgiamo lo sguardo verso l’alto notiamo gli affreschi così ben conservati, caratteristica particolare del luogo.
Il fascino mistico dell’Eremo è innegabile: tutta l’area della cascatella e dell’Eremo sembra fuori dal tempo.
Come arrivare all’Eremo di Poggio Conte
Se avete un navigatore sarà facile! Impostare come destinazione l’indicazione data da Google per “Eremo di Poggio Conte”.
Le macchine parcheggiano accostate sulla strada, qualcuno si avventura invece nella via sterrata che scende verso il fiume Fiora. Bisogna considerare che è abbastanza dissestata.
Lasciando la macchina all’inizio del percorso, invece, il trekking sarà di 5 km tra andata e ritorno. Questa è secondo noi l’opzione migliore. Dopo qualche decina di metri c’è un cartello in legno con l’indicazione dell’Eremo. Basterà poi proseguire con il fiume Fiora sulla destra, fino ad arrivare ad un piccolo cancello e l’indicazione (di nuovo) dell’eremo.
Ci siamo quasi!
Proseguendo si arriva ad un bivio e bisogna girare a sinistra. Un cartello preannuncia la sacralità del luogo e l’invito al silenzio.
Cascate del Salabrone nella selva del Lamone
Se siete arrivati all’Eremo ma volete ancora stupirvi vi basterà fare una breve sosta per le Cascate del Salabrone e del Pelicotonno.
Sono indicate su Google Maps, ma già dalla strada la cartellonistica evidenzia bene la presenza delle cascate. Il sentiero che porta alla Cascata del Salabrone è brevissimo, circa 600 mt, segnalato dai silboli bianco e rosso del CAI.
La cascata si forma sul fiume Olpeta e veniva in passato utilizzata per fornire energia idraulica ad alcuni opifici, di cui possiamo ammirare oggi i resti lungo il fiume Fiora.
Vicino alla Cascata del Salabrone c’è la Cascata del Pelicotonno, a circa 50 mt dalla strada, ma non è stato possibile visitarla perchè il varco era chiuso. Probabilmente è raggiungibile seguendo sentieri interni.
Questo percorso è ideale per chi cerca pace e tranquillità, ma anche per chi è attratto dal mistero e dal misticismo.
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