Il Parco dei Mostri di Bomarzo non è un semplice giardino arricchito da sculture in basalto che rappresentano mostri mitologici, animali e divinità, ma un vero e proprio viaggio introspettivo.
La ricerca di significati e simbologie è uno degli aspetti più affascinanti della sua stessa esistenza.
Coglierne gli aspetti esoterici e collegati al viaggio interiore e coscienziale significa permettersi di entrare più a fondo nella sua natura.
L’esperienza del cammino nel Parco dei Mostri diventa un vero e proprio cammino simbolico, che vogliamo farvi conoscere!
Passeremo in rassegna le principali sculture e i simboli e significati ad essi collegati, in un fil rouge che ci porterà alla fine del percorso con nuove consapevolezze.
I testi sono riportati direttamente dall’Associazione Sophy, fondata da Nello Mangiameli, integrati con la spiegazione che lui stesso ci ha dato nell’escursione che abbiamo fatto insieme al Parco.
L’entrata al Parco dei Mostri di Bomarzo
Il Parco dei mostri di Bomarzo fu creato dallo scalpellino Pirro Ligorio nel 1552, su commissione del principe Pier Francesco Orsini, che volle dedicare il parco delle meraviglie alla sua innamorata.
Fu lo scalpellino, conoscitore di molti segreti iniziatici, ad inserire nel giardino dei mostri, parte della sua conoscenza esoterica.
Può rappresentare la trasformazione del sentimento di una delle emozioni più profonde ed umane, l’amore, in penetrazione di conoscenze più profonde.
Entriamo.
Le due sfingi
Siamo accolti dalle due sfingi, che fanno da guardiani della coscienza e che ci evidenziano i loro messaggi:
” Chi con ciglia inarcate et labbra strette non va per questo loco manco ammira le famose del mondo moli sette”
e “Tu ch’entri qua pon mente parte e parte e dimmi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte”.
Soltanto chi procederà a guardare con stupore, lasciando entrare dentro di sé i messaggi che può osservare, avrà la possibilità di vedere veramente le sette meraviglie del mondo, con il silenzio e l’attenzione, altrimenti non sarà in grado di vedere nemmeno le costruzioni più gigantesche.
È la capacità di osservare, di vedere che ci permette di accorgerci di ciò che ci sta intorno: quante volte, non vogliamo vedere…!
Saturno
Incamminandoci verso sinistra, incontriamo Saturno.
Nell’antichità, durante i Saturnalia (cerimonie rituali in onore del Dio), era usanza che i padroni servissero i servi, per indicare il rovesciamento delle situazioni, il ribaltamento della coscienza, il superamento della soglia interna, che spesso ci fissiamo come limite da non oltrepassare, perché bloccati dai pensieri fissi, dalle identificazioni, sempre uguali a loro stesse, in cui ci ritroviamo e che ci impediscono di sperimentare stati di coscienza differenti.
Significa trovare
- l’inizio in ogni fine e viceversa,
- sciogliere i blocchi indotti dal nostro stesso pensiero.
Giano
Saturno è la tappa che ci permette di passare a Giano, la vista a trecentosessanta gradi, la possibilità di vedere il non visibile, l’interno e l’esterno.
Rappresenta l’espansione della coscienza e della percezione: infatti, è sempre presente davanti a porte, gallerie, luoghi di passaggio. Il Giano interiore: all’interno dell’essere umano è intrinseca la possibilità di attivare l’espansione della propria coscienza, è sufficiente decidere di farlo.
La triplice Ecate e il Proteo e Glauco
La triplice Ecate presiede all’apparizione dei contenuti e delle immagini dell’inconscio. I suoi poteri sono temibili, così come ci appaiono talune delle potenzialità latenti.
Il Proteo e Glauco
Rappresenta il principio creatore, l’energia prima, innata, presente nella cellula.
La psiche è inscindibile dal corpo.
È un essere acquatico (come noi).
La conoscenza la fa risiedere nelle informazioni innate, e richiama il principio dell’entanglement.
Ercole e Caco
Una particolare lotta all’ultimo sangue è quella antica come l’essere umano, denominata del bene contro il male: i due giganti.
Rappresenta la danza impetuosa dei nostri opposti complementari: come lo stare bene e male, giusto e sbagliato, esserci o non esserci in una storia.
La Balena (orca) e la Tartaruga (Donna Alata)
Ognuno è pronto a colpire.
La tartaruga-donna alata evoca stabilità, fermezza, eternità. Il mito racconta che la sua corazza e il suo cervello servono a preparare l’elisir dell’immortalità.
La testa della tartaruga ha la facoltà innata di poter ritirarsi nella sua casa-corazza che la protegge da attacchi. Nel corrispettivo interiore, è il ritiro dei cinque sensi primari, in favore dell’ipersensibilità, della concentrazione, potenzialità innate rese consapevoli.
La donna alata, l’energia che si libera, sovrapposta alla corazza-guscio della tartaruga rappresenta l’energia che si libera, che inizia a volare come conseguenza di quella presa di consapevolezza.
Le forze opposte complementari (orca e tartaruga) si trovano e non scompaiono. Quello che abbiamo dentro e che va in conflitto, trova un equilibrio. Abbiamo ormai maturato esperienza e consapevolezza in questo percorso: decido di tenermi in equilibrio. Gli stati psicosomatici, pur essendo presenti, li controllo meglio. È uno spazio di autonomia.
La corazza della tartaruga è la mia difesa e protezione da una eventualità che potrebbe farmi soffrire. L’equilibrio delle forze.
Pegaso
Pegaso, il cavallo alato procede a volar via, per annunciare la vittoria agli Dei. L’Io-psyché è selvaggio (istintivo) e libero, è la condizione per trasportare le folgori di Zeus, ossia le facoltà iper-sensibili.
Ricorda l’impetuosità dei desideri, dei contenuti del pensiero che trovano la transmutazione, l’elevazione.
Le forze sono ormai in equilibrio e sono pronto ora a fare quello che preferisco. Una trascendenza di uno stato precedente perché ho messo a posto dei pezzi.
L’Io-psychè del ricercatore vola indomabile, riesce a superare qualunque ostacolo terreno.
Siamo, di fatto, già entrati nel Ninfeo.
Il Ninfeo
L’Io-psychè vive il suo piccolo angolo di paradiso con le Tre Grazie, ossia con coloro che difendono la purezza della natura e della vegetazione (il corrispettivo interiore della natura in noi).
Si presentano come tre giovani nude che si tengono per le spalle. Due guardano verso una direzione, la terza nella direzione esattamente opposta e influenzano i lavori dell’Io-psyché, dell’interiorità. È l’inizio della purezza insita nell’azione. Non s’incontrano mai di giorno.
Nel Ninfeo, si evidenzia una scritta incompleta: L’antro la fonte il li… et d’ogni oscuro pensier Gl….. m…. com…
Tutto è interpretabile come la conferma che nel Ninfeo, la componente (innatamente bella) del principio femminile, possiamo rendere fertile la natura in noi.
Venere
È il rinforzo della purezza appena raggiunta ossia la possibilità della sua evidenziazione istintiva, il sentimento innato, senza secondi fini, l’amore, l’energia che per manifestarsi non ha bisogno di un perchè logico e razionale, se non la sua stessa esistenza.
Ed ecco che ci troviamo nell’interiorità, sol per sfogare il core: il Teatro e gli obelischi, ossia l’amore e l’aequilibrium, già manifestati.
Possiamo viverlo nel teatro, che è il vivere e riconoscere l’evoluzione continua. Si tratta di un nuova rappresentazione di vita e meno del particolare. La realtà interiore la possiamo rappresentare a noi stessi.
Quanto finora raggiunto sta ad indicare l’evoluzione continua, indicata anche dall’obelisco all’entrata, un monumento costituito da un pilastro in pietra di forma di solito quadrangolare, allungata e sottile che punta diretto verso l’alto, come l’Io-psychè nel percorso di Bomarzo. Se la base è solida può crescere la piramide.
La Casa pendente del Parco dei Mostri di Bomarzo
L’Io-psyché è pronto a qualunque ribaltamento, alla transmutazione di se stesso.
Ci vuole una sferzata per aria fresca e nuova, un cambio di stato psicosomatico. Abbiamo la possibilità di ricostruire come abbiamo già fatto nella nascita, ritrovare la conoscenza innata che mi salverebbe.
È interessante notare come, usciti dalla casa pendente, dopo essere rimasti al suo interno per più di due ore, la realtà esterna ci appaia strana, diversa, storta (anche i pavimenti interni sono inclinati). E come una dimensione prima rigorosamente dritta sia divenuta rovesciata (il mondo, dritto, da cui proveniamo è divenuto, come la casa, storto. Ci vorrà del tempo, per ripristinare la percezione sensoriale ordinaria, di sempre).
Nettuno
Con Nettuno entriamo in un altro stato di coscienza.
Tiene un piccolo delfino a fianco di uno grande: si tratta di simboli di rigenerazione e di rinascita a nuovi significati e alla penetrazione della vita. È lo stato di autoconsapevolezza che ci permette di comprendere il significato significante della Ninfa Dormiente.
La Ninfa dormiente
Possiamo chiamarla anche Bella Addormentata nel bosco.
Rappresenza la coscienza addormentata.
La sua posizione è stata volutamente nascosta, fuori dal percorso naturale del Parco.
Nella simbologia delle dita indica le dimensioni altezza, larghezza e profondità di visione, rappresentando la consapevolezza di noi stessi che viene rivelata.
Cerere
È il principio femminile cosmico, innato, che ispira rigenerazione. Procediamo a ritroso e incontreremo l’Elefante.
L’elefante
L’elefante rappresenza la creazione, il principio attivo non deteriorabile, innato, ecologico dell’essere umano, Ganesha:
- la testa, indica intelligenza e potere reale, discriminante;
- le zanne rappresentano la capacità di superare ogni dualismo;
- le orecchie larghe sono la capacità di ascolto (sintomo della saggezza);
- la proboscide può combattere, avvolgere, prendere, separare, avere padronanza;
- il ventre contiene infiniti Universi, è la capacità di introiettare, di assimilare qualsiasi esperienza, senza timore;
- le quattro zampe poggiano a terra, ad indicare saldezza, realtà materiale che si unisce a quella immateriale.
Può essere consapevolizzato dall’Io-psychè (la figura che lo cavalca). L’Io-psychè può reggere ogni torre, ogni elevazione.
L’Orco del Parco dei Mostri di Bomarzo
“Ogni pensiero vola”: il non trattenere le cose, la non identificazione con le cose, tutto fluidifica, le forza innate operano.
L’atto di aprire la bocca (simbolicamente nel punto morte l’io, nell’ultima esalazione questo ente esce). Usciamo e viaggiamo sulle ali del drago, mentre i denti simboleggiano la pulsione a vivere.
Ogni essere umano interiormente può volare verso mondi transfiniti, il che significa che, in conseguenza del sentiero conoscitivo già percorso e vissuto, possiamo entrare in qualunque bocca spalancata di qualunque orco.
Ora sappiamo, per averlo vissuto, che ogni ostacolatore, ogni immagine o rappresentazione terrifica, ogni paura-terrore è partecipabile e simultaneamente trascendibile. Le fauci dell’orco non rappresentano più le ansie, le aspettative, le inquietudini, la thanatos fobia, spesso presenti nel vivere. Ora, sappiamo come affrontarle in quanto stiamo partecipando che ogni pensiero vola, non è trattenuto.
La panca etrusca
Andando avanti nel Parco dei Mostri di Bomarzo incontriamo la panca etrusca per riposare.
Voi che pel mondo gite errando, vaghi di veder meraviglie alte e stupende, venite qua dove son facce orrende. Elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi: noi stessi!
E proseguendo, incontriamo Cerbero e ancora Proseprina.
Cerbero e Proserpina
Cerbero, favoloso cane a tre teste della mitologia greca, è il custode dell’entrata nell’Ade. Qui assume il significato di Io-psyché che diviene custode di se stesso, del proprio invisibile: sta consapevolizzando maggiormente le funzionalità del punto morte in modo arcigno, severo.
Proserpina indica che gli incontri interiori sono senza fine. Veneranda e terribile, il suo nome significa madre terra.
Rappresenta l’arrivo della primavera interiore, quando Proserpina torna dopo sei mesi di assenza. L’autunno interiore è consapevole, certo che la primavera Proserpina tornerà dopo altri sei mesi.
Il Tempietto del Parco dei Mostri di Bomarzo
Infine incontriamo il tempio, da non confondersi con quello recente ma da individuarsi in uno dei massi in apparenza anonimi che si trovano nelle vicinanze. Infatti, è soltanto un semplice masso, l’unico ornamento: noi stessi. Rappresenta la tranquillità del senza forma.
Il viaggio, la vita, le emozioni, le situazioni, le risalite e le intuizioni che sperimentiamo in quell’arco di tempo che va da ciò che abbiamo chiamato nascita a ciò che abbiamo chiamato morte, è colmo di incontri, di segni, di guardiani, di prove, di messaggi più o meno oscuri che, se decidiamo di ascoltare e di osservare, possono condurci inesorabilmente al nostro Maestro più interno e al nostro Tempio dove ogni orpello, teoria, ideologia, religione, parere o idea non hanno più ragione di esistere.
In definitiva, il Parco dei mostri di Bomarzo significa che, per conoscere, è necessario esplorare e consapevolizzare l’inconscio. Non si tratta di un regressum ad uterum, ma di vivere che l’inconscio stesso è transfinitamente in essere, in azione: sono le in-formazioni innate da consapevolizzare e, come dice Pirro Ligorio, Ogni pensiero vola.